Per Gianni Ferretti (auguri…) la vittoria di misura sarà sicuramente stata più eccitante di un’affermazione per distacco e per Barbara Agogliati la delusione sarà stata bruciante: se solo avesse confermato al secondo turno i voti ottenuti nel primo (come è riuscito a Ferretti) saremmo qui a commentare tutt’altra storia: ma, evidentemente, circondarsi di liste civiche con candidati sguinzagliati a caccia di preferenze, alla lunga, non paga, e così seicento voti tra il primo e il secondo turno sono andati persi, e insieme a questi è sfumato il leggero vantaggio inizialmente acquisito.
Volendo infierire, si potrebbe affermare che chi ha dato la sua preferenza a qualche candidato consigliere delle liste a sostegno di Barbara Agogliati in molti casi non si è sentito di replicare il suo voto nel secondo turno, quando il voto andava esclusivamente a beneficio di un candidato sindaco non ritenuto, evidentemente, così attrattivo da meritarlo.
La soluzione per evitare il testa a testa perdente del 9 giugno era a disposizione di Barbara Agogliati, che però, evidentemente mal consigliata dal suo entourage, ha ritenuto di dover rifiutare le condizioni politiche proposte da Marco Macaluso per un eventuale apparentamento.
È chiaro che alla coalizione concorrente non potevano bastare posti in giunta, peraltro revocabili in qualsiasi momento al minimo accenno di dissenso, senza che il contributo eventualmente assicurato alla rielezione di Barbara Agogliati avesse il minimo riflesso nella composizione del consiglio.
Così, la pretesa di non rinunciare a (eventuali) consiglieri di maggioranza ha avuto come esiti infausti una perdita numerica ben più cospicua e il collocamento all’opposizione.
In un simile contesto, suona del tutto grottesca la pretesa di riversare su Marco Macaluso la responsabilità del mancato accordo e della sconfitta di misura patita dal centrosinistra.
Al contrario, le responsabilità vanno interamente ascritte al comportamento del Partito Democratico locale, che ha puntato su una candidatura debole e impopolare, e soprattutto si è dimostrato sprovvisto della capacità negoziale che la politica da sempre richiede, ed è rimasto vittima della pretesa di far da soli, rifiutando ogni alleanza: pratica obsoleta, invece, e non a caso superata dai suoi più intransigenti sostenitori, e qui alludo al movimento cinque stelle.
Ciò premesso, Barbara Agogliati non merita i giudizi sbrigativi e talvolta derisori che le sono stati riservati, con scarso rispetto e in omaggio alle peggiori consuetudini dei social. È giusto riconoscerle il merito di aver tentato di rimediare ai noti e molteplici guasti prodotti dalla precedente amministrazione, e di aver amministrato con onestà la cosa pubblica. Non è poco e, se lo si fa con costanza e dedizione, manca il tempo per stare in mezzo alla gente e coltivare popolarità e consenso.
Posso affermarlo sulla base della mia personale esperienza amministrativa di vent’anni fa a San Giuliano Milanese, alla quale – tuttavia – fin dall’inizio avevo dato come scadenza un singolo mandato: consapevole del fatto che, in politica, servono anche i civil servants che non conquistano popolarità a buon mercato, ma rendono un prezioso servizio alla collettività.